PIETRO MASO È RICADUTO. EPPURE IO DICO CHE NON È IRRECUPERABILE
15/03/2016
Pietro Maso è ricaduto. Per chi come me vive quotidianamente tra drammi e situazioni al limite, questa cosa sconvolge fino a un certo punto. Quasi se l’aspetta. Sappiamo bene che siamo senza certezze, senza strumenti e senza formule scientifiche, religiose e sociali. Non c’è esperienza che tenga.
Lavoriamo, come si dice, a mani nude. Ogni caso è una storia unica. Quando entra la violenza devasta e, quando Caino furoreggia, diventiamo nessuno, impotenti e disarmati. Mi hanno chiesto se ero disposto a ripensare, insieme a don Guido, come rimettere sulla strada chi l’ha drammaticamente persa per la seconda volta e, poiché non voglio che il mio principio “nessuno è irrecuperabile” si fermi solo alle parole, ho detto che c’ero.
Ma non perché ero sicuro, c’ero e basta! Occorre pazienza, umiltà e speranza che Piero collabori e si affidi ancora a noi. Io l’ho sempre seguito da lontano. L’ho visto anni fa una sola volta perché è venuto a trovarmi in Cascina con la sua ragazza.
È stato don Giudo guida e più che padre per lui. È stato il suo infaticabile lavoro a creare un Maso nuovo, diverso e cambiato radicalmente. Anche se la ricaduta è più dolorosa della caduta e rende tutti noi più insicuri e pessimisti, non dobbiamo assolutamente dimenticare e cancellare tutto il percorso, la fatica, la sofferenza, il periodo positivo e il bene che Piero ha fatto per sè e per gli altri.
Non vorrei essere interpretato come superficiale o come personaggio che difende l’indifendibile. Mi passano davanti agli occhi e al cuore, Marco, Erika, Matteo, Milena, Faranda, Morucci, Roberto, cito solo alcuni dei nomi che mi hanno fatto lavorare, tremare, spaventare, ma soprattutto che non mi hanno mai offerto la certezza per aver indovinato la “ricetta”.
Il cuore dell’uomo è sempre misterioso e ci obbliga ad atteggiamenti di modestia e di infinita misericordia. Se dovessi raccontarvi le notti insonni, i dubbi sempre più pesanti, la fatica di convincere i miei che una sconfitta non è mai una sconfitta quando abbiamo tra le mani casi così delicati e assurdi, le rabbie con un Dio che faccio sempre più fatica a capire.
La mia fede non è mai intera, vive ferita, tremante. Rasserenare la società liberandola da paure (penso al terrorismo), aiutare certe famiglie a curare i figli o i mariti tossici e alcolisti, pregare per le vittime e far pregare gli assassini, non è cosa da poco.
D’altra parte siamo piccoli strumenti, minuscoli granelli di coraggio, e pillole energetiche a malapena capaci di ridurre il mal di testa ad un mondo che ha sempre meno testa e meno cuore.
Don Antonio Mazzi